Pochi mesi dopo la release del primo disco Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo si esibiscono dal vivo a Manchester: 45 minuti di grande show in cui mixano e remixano dal vivo i loro pezzi.
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Bowie At The Beeb
La BBC apre gli archivi: ne escono registrazioni del periodo ’68-’72, pulitissime dal punto di vista sonoro e ricchissime nella tracklist, ma prive del calore di un vero concerto — e quelli del periodo di Ziggy Stardust erano veramente torridi.
Più interessante, anche per l’avarizia di "live" bowiana, un terzo CD presente in un’edizione limitata, con un concerto del 2000 basato sui brani dei tardi anni ’70 e decenni seguenti.
Turn It On Again — The Hits
Con una versione remixata di Carpet Crawlers.
Homeboy
Sul finire degli anni ’80, Clapton si dedica alle colonne sonore, senza grandi risultati ma con un certo successo. Qui una serie di strumentali, realizzati con Michael Kamen, Steve Ferrone e Nathan East, per un film sul pugilato di Michael Seresin con Mickey Rourke.
Live From Mars
Un bel doppio dal vivo, atteso e soddisfacente, che soddisfa i fan e consegna Harper alla storia: un disco elettrico e uno acustico, alla maniera dei grandi, tre cover sintomatiche (da Led Zeppelin, Verve, Marvin Gaye), tutti i pezzi più belli del repertorio, e un ascolto che rimane vivo ed emozionante lungo tutto il disco.
A Carrot Is As Close As A Rabbit Gets To A Diamond
Non Disponibile
Like The Deserts Miss The Rain
Antologia più eclettica rispetto a Home Movies, contiene alcuni dei momenti più interessanti della storia del gruppo fra cui la partecipazione di Tracey Thorn a Protection dei Massive Attack, una sorprendente cover di My Head Is My Only House Unless It Rains di Captain Beefheart e l’intramontabile Each And Every One.
Archive 1967-75
Chicche per innamorati: il primo “Archive” include le poche b-sides e versioni alternative della line-up storica, più tre CD che li vede sul palco — due di questi includono l’intera esecuzione live di The Lamb Lies Down On Broadway, con qualche overdub per tenere insieme registrazioni un po’ fortunose.
Black Rebel Motorcycle Club
Dai loro muri di chitarre colano melodie dark, ma anche l’occasionale punk di Whatever Happened To My Rock’n’Roll (Punk Song) e il Blues ad effetto di Spread Your Love. La stoffa c’è, nera come i giubbotti alla Marlon Brando del trio.
Night Music
L’ambizioso Joe tenta di creare un genere nuovo, fondendo aspirazioni classiche (cui darà pieno sfogo nei dischi successivi) e melodie leggere in un quasi inedito esperimento di pop da camera. Ma solo qualche volta (Ever After) centra il bersaglio.
Diamonds On The Inside
Un lavoro dai toni ancor più mistici, un disco di moderni spiritual che riesce però a mantenere quel taglio policromo e appassionante presente in tutti i dischi dell’artista. Qui ci sono altre belle canzoni, reggae (With My Own Two Hands), blues, ballate (Diamonds On The Inside), afromusic (Picture Of Jesus), gospel (Amen Omen), rock più duro, quasi zeppeliniano (So High, So Low), anche una fisarmonica con archi (When She Believes) e un paio di deboli momenti funky. È però il lavoro meno coinvolgente, e pecca forse di troppa varietà.
Walking Wounded
Stavolta il calderone si chiama trip-hop e gli Everything But The Girl vi si gettano smussandone i toni e rispettando la forma canzone. Un esperimento riuscito solo a metà, anche se alcuni brani sono tentativi non disprezzabili di accostarsi a uno dei generi più in voga senza snaturare la propria identità.
Verità supposte
Impazza col singolo-tormentone Fuori dal tunnel che, adottata come sigla dal teatrino sparafacezie di Zelig, rischia di distorcere il lavoro di un "disoccupato con l’alibi dell’arte", ludico ma lucido, come dimostrano le invettive di La legge dell’ortica o L’età dei figuranti.
Dal punto di vista sonoro il disco è più ricco del disco precedente, e gioca oltre che con le parole coi generi musicali (degna conclusione, lo jodel di Jodellavitanonhocapitouncazzo).
Homework
Around The World è uno dei pezzi dance, da pista ma anche da ascolto, manifesto del nuovo movimento elettronico diffusosi in Europa sul finire degli anni ’90: con i Daft Punk la Francia ha scippato l’Inghilterra del titolo di nazione europea regina della house music.
DAVID SYLVIAN/ROBERT FRIPP: Damage-Live
Robert Fripp è stato compagno di Sylvian fin dagli inizi della carriera solistica, spendendo il suo lato più fantastico, onirico, via dalle tenebre King Crimson. Una strana coppia, in fondo, che però trova un suo equilibrio: la chitarra austera e potente di Fripp spinge Sylvian fuori dal suo guscio e di converso il signor Japan è capace di dare levità e spazio a quei complessi paesaggi della mente. Realizzato con Trey Gunn (in entrambi i dischi), Pat Mastellotto e altri collaboratori.
Nel 2001 Sylvian ha voluto ritornare su Damage, cambiando il mixaggio (in origine "troppo spostato verso la chitarra di Fripp") e sostituendo un brano.
OK Italia
Finisce il rapporto con la Ricordi, e Bennato si risolleva — perché, finalmente, capisce gli anni ’80. Torna al n.1 in classifica con la ammiccante Ok Italia, con video completo di fatalona tricolore, e a tale locomotiva aggancia un disco meno pretenzioso e più presente, col recupero di un sound più alla mano e sguardi su un paese che ha voglia di America e di sogni televisivi, sul quale ironizza fotografando la sua Napoli in Chi beve, chi beve.
Abbi dubbi
“Non ebbi dubbi mai solo sul rock’n’roll”. La grande crisi pare passata, anche se è chiaro che il Bennato gigione di Viva la mamma (14 settimane al n.1) non sarà mai più quello di Affacciati affacciati.
Se non altro è tornata la voglia di divertirsi, e questo disco senza pretese lo riconsegna al grande pubblico, preparando il terreno alla ciclopica operazione di Un’estate italiana, sigla dei Mondiali ’90 composta con Moroder, che lo spara al n.1 per mesi insieme a Gianna Nannini — nonostante (si dice) un rapporto freddino.
Secrets Of The Beehive
Sempre più elusivo e raffinato, Sylvian mette in musica una serie di sue poesie (che in quello stesso periodo raccoglie anche in un prezioso libro per bibliofili, Trophies). Sogni fragili, morbide melodie con brividi di sottile elettronica, fidando su musicisti in sintonia con le sue idee: qui spiccano Ryuichi Sakamoto e David Torn.
Approaching Silence
Tre pezzi ambient originariamente concepiti come colonna sonora di installazioni in gallerie d’arte. The Beekeeper’s Apprentice (con il percussionista Frank Perry) ed Epiphany erano già stati editi nel 1991 in un elegante CD libro a tiratura limitata, Ember Glance; la lunga title track (38 minuti) è invece inedita e si riferisce a una prova del 1994 con Fripp.
Technology: Western Re-Works 1992
Non Disponibile
Moon Safari
Il primo album di Nicolas Goldin e Jean-Benot Dunckel rappresenta una rivoluzione nel pop elettronico internazionale: dalla Francia Moon Safari diventa manifesto di una nuova scena elettronica, capace di conquistare le seconde sale dei club e al tempo stesso in grado di essere apprezzata anche da chi non frequenta la night-life. Sintetizzatori e piano insieme, voce processata e vocalizzi soul: è la nuova dance degli Air che mischiano l’elettronica al pop, tra downtempo, trip-hop ed esperimenti musicali innovativi. Sexy Boy è il brano che, per originalità, meglio rappresenta l’intero album.
The Will To Live
Registrato in trio, con gli Innocent Criminals (Juan Nelson, Dean Butterworth), e anche un quartetto d’archi in un brano, è il disco che manda Harper allo scoperto e lo trasforma in una superstar delle nuove generazioni. Rock, psichedelia, gospel, reggae, funk sono ancora una volta mescolati con mano ferma e grande sicurezza interpretativa.
Gone To Earth
Sylvian è attivissimo ma disperde la produzione in mini album, varie collaborazioni e una pregevole cassetta a tiratura limitata (Alchemy: An Index Of Possibilities, Virgin, 1985). Occorre attendere due anni per il nuovo album, che si presenta diviso in due: un disco di sfumate canzoni secondo la lezione di Brilliant Trees e un altro di morbidi brani strumentali con l’aiuto di Bill Nelson, Fripp, BJ Cole, Steve Nye.
È asciuto pazzo o’ padrone
Il tormentone delle “Notti magiche” forse angoscia Bennato al punto da spingerlo a cercare le proprie radici: dopo una rilettura “unplugged” del proprio passato insieme a Roberto Ciotti, un originale album in dialetto attribuito all’improbabilissimo bluesman napoletano Joe Sarnataro, progetto da cui Bennato ricava un film tv.
City Reading — Tre Storie Western
Alessandro Baricco, noto scrittore italiano, prende pezzi di un suo romanzo e scritti inediti e li legge su musiche originali composte dagli Air: non c’è da aspettarsi nessuna canzone, ma un semplice reading suddiviso in 19 tracce. Gli Air potevano senz’altro far a meno di prestare la loro genialità (che qui tanto non si vede) alla voglia di musica-non musica di uno scrittore.
Camphor
La stessa idea di Everything & Nothing applicata non alle canzoni bensì ai brani strumentali. In origine Sylvian voleva creare "un mosaico sonoro con spezzoni dei miei brani più lunghi, frammenti che in pochi minuti rendessero l’idea complessiva di quei lavori"; alla fine è approdato a qualcosa di più tradizionale, una antologia con giusto qualche remix e ritocco del sempre puntiglioso autore.
La prima tiratura riportava un bonus CD.
Il paese dei balocchi
Idea infelice, quella di intitolare l’album con un nuovo riferimento fiabesco: in realtà il brano omonimo parla di extracomunitari e nel disco non mancano riferimenti precisi alla realtà degli anni ’90, come la caduta del muro di Berlino; tuttavia l’idea di un nuovo ritorno a Bennatoland e a sermoni già sentiti intimorisce il pubblico, che si perde alcune intuizioni degne dei bei tempi andati nonché la presenza di Bo Diddley.
Bluejeans And Moonbeams
In Europa il Capitano perde un po’ di grinta e acquista smalto pop: non è più il grande squartatore dei primi tempi ma un rocker in cerca di pubblico e soddisfazioni.
Dopo il primo disco Virgin la Magic Band si sfalda, e il leader è costretto a rimediare in fretta nuovi musicisti per registrare Bluejeans And Moonbeams, il disco più ortodosso di tutto il catalogo.
Dead Bees On A Cake
Dopo 12 anni Sylvian torna a quell’aristocratica forma di canzone, a quelle miniature intarsiate sul guscio di un pensiero o di un’emozione che avevano segnato l’inizio della sua carriera solistica. Una vena delicata, crepuscolare, attraversa i 14 brani del disco; e una chiara voce in pace con sé e con il mondo scandisce il misurato passo dell’album e ne lega i lontani elementi (il paradossale blues di "Midnight Sun", la decadenza fin de siècle di Shining Of Things, l’angoscioso rumorismo di Pollen Path, il jazz emotivo di Wanderlust) salvo tacere in Praise, dov’è uno straordinario canto in giapponese. Fra i collaboratori, Kenny Wheeler, Bill Frisell, Marc Ribot, Talvin Singh.
Enemy Of The Enemy
Qualcosa la fondazione perde con l’addio di Deeder. Al suo posto, giovani rapper della Community. Enemy Of The Enemy si rivolge al proletariato dell’era digitale, bussa da fuori la fortezza Europa (Fortress Europe) per abbatterla a suon di crossover transglobale (Rise To The Challenge), celebra il film di Mathieu Kassowitz in La Haine e denuncia la violenza domestica contro le donne in 1000 Mirrors: voce di Sinead O’Connor, vertice dell’album.