Disco dal vivo (doppio in origine, singolo su CD), che raccoglie i momenti migliori del lunghissimo tour mondiale del 1975-1976, con molti classici del primo periodo. È la conferma di una perfezione tecnica e strumentale in grado di ripetere anche sul palco le suggestive complessità del repertorio classico.
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The Hunter
Il disco viene inciso solo per obblighi contrattuali, e la band ripete se stessa (il rap ovvero The Beast, il reggae ovvero Island Of Lost Souls…) e naufraga. Quando poi Stein è colpito da una rara e spesso fatale malattia genetica, il gruppo si sfascia.
Cyberpunk
Addio al look ossigenato, si ripresenta con treccioni rasta e un disco techno-beat ispirato dalle opere di William Gibson. Tentativo generoso, ma ora Billy si accorge di qual era la sua credibilità di artista: il disco è del tutto rifiutato dai vecchi fan e non ne trova di nuovi.
Interview
Altra virata di stile, di nuovo in direzione delle vecchie cose: è chiaro lo stato di confusione artistica e la perdita di vena creativa.
The Platinum Collection
Compilazione con inediti e remix.
Eat To The Beat
Sempre la stessa zuppa, ma al massimo dei livelli: Dreaming, Atomic, Union City Blue sono il punto di incontro tra rock, pop, disco, su cui la sapiente, disincantata vocalità della Harry esercita il proprio non indifferente potenziale seduttivo. Il momento d’oro si prolunga qualche mese dopo con Call Me, dal film American Gigolò.
Whiplash Smile
Tre anni di pausa a godersi il successo, ma il suo attesissimo ritorno sulla scena delude parzialmente le attese dei fan: musicalmente è cambiato poco o nulla, qualche canzone da salvare c’è, come Sweet Sixteen su tutte, ma è troppo poco. Idol dimostra di essere privo di nuove idee vincenti.
Charmed Life
Altra lunghissima pausa: al buon Billy fare l’artista interessa meno che godersi la vita. Il disco comunque è meglio di quanto si poteva sperare, sicuramente il più ragionato della sua carriera. Tuttavia poco dopo la pubblicazione il cantante ha un drammatico incidente motociclistico e rischia l’amputazione di una gamba. Deve girare con un bastone, e nel video di Cradle Of Love è inquadrato dalla vita in su.
Rebel Yell
Icona ribelle perfetta per la MTV generation, Idol interpreta con piglio impeccabile la sua parte di bello e impossibile, grazie ad altri singoli di grande presa tra i quali la sontuosa Eyes Without A Face, uno dei gioielli pop del decennio, ma anche Rebel Yell, Flesh For Fantasy, Blue Highway.
Generation X
Cresciuti nel giro dei Sex Pistols, il bassista Tony James e il chitarrista-cantante Billy Idol militano nei Chelsea (come Mick Jones dei Clash e Brian James dei Damned), poi formano una band col batterista John Towe e il chitarrista Bob Andrews. Il debutto esce nel momento in cui il punk è già sulla via del tramonto, perciò la band punta non poco su strofe e ritornelli cantabili: spicca Ready Steady Go.
Vital Idol
Con brani remixati in versione “dance”.
The Best Of Blondie
Non Disponibile
Valley Of The Dolls
Lo si potrebbe definire glam-punk, e non a caso è prodotto dall’ex condottiero di Bowie e dei Mott The Hoople, Ian Hunter. Il brano più noto è la trascinante King Rocker.
Plastic Letters
Valentine lascia, ma arrivano Frank Infante (chitarra) e Nigel Harrison (basso). Il singolo Denis Denis diventa il primo hit del sestetto — in Gran Bretagna, paese che li ama e li adotta per primo. Il disco tuttavia sembra inciso in fretta, per la paura di non capitalizzare in un momento così favorevole per le nuove band di New York.
Billy Idol
Questo album per molti è il definitivo incontro tra commercio e punk. Di questo l’aitante Idol, ha lo stile, i capelli, i vestiti, il ghigno – ma canzoni come White Wedding o Hot In The City sono onesto pop-rock da classifica, prodotto con mano sapiente da Keith Forsey e suonato con l’ausilio del chitarrista Steve Stevens, prezioso braccio destro.
Free Hand
Disco più leggero, in un evidente tentativo di recuperare fasce di pubblico. Non sono più i Gentle Giant dei primi LP, campioni inarrivabili di un originale progressive.
Autoamerican
La formula mostra la corda, i tentativi di crescere non funzionano, e qualcuno guarda al proprio orticello: nel 1980 Debbie pubblica Koo Koo, album solista prodotto dagli Chic; sorprendentemente, non è un successo — ma ottiene il risultato di portare alla luce le tensioni nella band, dove l’importanza della cantante e il suo legame privilegiato col compagno Chris Stein innervosiscono gli altri componenti.
Generation X Anthology
Parallel Lines
Grazie al lavoro del produttore Mike Chapman, la formula è trovata con Heart Of Glass, n.1 in Usa. La critica, stanca del punk, li adora per l’equilibrio tra pop, disco e new wave.