Album,  Pink Floyd,  T

The Wall

L’altro grande capolavoro dei Floyd, anche se sarebbe meglio dire di Roger Waters, che qui manda a sublimazioni tutte le proprie ossessioni in un maestoso e lugubre affresco orwelliano sull’alienazione umana, reso a meravilgia anche dall’omonima pellicola. Come già sperimentato in passato, il disco si sviluppa intorno a un tema conduttore che riaffiora più volte lungo le quattro facciate, meno elettronica e più concretezza rock, umori un po’ foschi, alienazioni a ritmo di marcia. Contro gli eccessi di questo muro pinkfloydiano si spezza definitivamente l’equilibrio interno, che cigolava vistosamente già da qualche tempo.