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Sweet Child

Parte in studio e parte dal vivo, e con il produttore rock Shel Talmy (Who, Kinks) nuovamente al timone, il doppio album precisa ancora meglio gli ampi contorni del “folk baroque” proposto dal quintetto inglese, autore di una musica sfuggente e dagli orizzonti mutevoli. Jansch mette in scena le sue canzoni ipnotiche e scarnificate (Market Song, la magica A Woman Like You), Renbourn assume il comando delle operazioni in una medley di danze e pavane medieval-rinascimentali (Three Dances), Thompson rivisita Mingus (Haitian Fight Song) e la McShee si cimenta con lo spiritual (No More My Lord), il blues (I’ve Got A Feeling, Turn Your Money Green) e la canzone per bambini (Watch The Stars), spesso alternando le parti vocali con Jansch. I due chitarristi fanno scintille nei pezzi strumentali (Three Part Thing, In Time e una No Exit ripresa da Bert & John) mentre il folk tradizionale torna con So Early In The Spring (cantata a cappella da Jacqui), la bluesata The Time Has Come di Anne Briggs e celebri ballate come Sovay e The Trees They Do Grow High (che Angelo Branduardi tradurrà anni dopo col titolo di Gli alberi sono alti). La ristampa del 2001 contiene ben diciassette tracce in più dell’originale, con diversi inediti dal vivo (compreso un altro brano di Charles Mingus, la classica Goodbye Pork-Pie Hat).