Album,  P,  Pete Townshend

Psychoderelict

La sindrome dell’album “concept” soffoca una volta ancora le migliori intenzioni del musicista, che qui applica a una materia ben conosciuta (ascesa e declino di una rock-star) espedienti narrativi troppo risaputi. In un programma fitto di dialoghi come un radiodramma, spiccano l’inno hooligan di English Boy, la melodia in falsetto di Now And Then, il gospel rock di Predictable e il soul incalzante di Outlive The Dinosaur. Del disco esiste anche una versione, più digeribile, priva delle parti recitate. Quindici brani sono un po’ pochi, per condensare la produzione solista del cantautore e chitarrista: non mancano però selezioni da Who Came First e Rough Mix (lo scioglilingua del titolo proviene da Misunderstood) con l’aggiunta di uno scarto inedito dalle session di Psychoderelict, il dignitoso techno rock di Uneasy Street.