Album,  Julian Cope,  P

Peggy Suicide

Madre Natura è in pericolo, la poll tax di Margareth Thatcher manda in rovina il proletariato inglese, inquinamento e Aids avvelenano bronchi e menti, e Cope risponde alle nuove emergenze con il suo disco più “politico”. Il suo urlo proto-no global e neo-hippie si propaga lungo 18 canzoni raggruppate in quattro “fasi” e mai, prima, la sua galassia musicale era stata più composita: Pristine, in apertura, rimanda ai tempi di Fried; East Easy Rider e Soldier Blue strizzano l’occhio a “Madchester” e alla dance rock di Stone Roses e Happy Mondays; Hanging Out & Hung Up On The Line risfodera brucianti psyco-riff alla Rocky Erickson, Safesurfer snocciola in otto minuti la sapienza acid-pop dell’autore e Double Vegetation evoca i Doors per parlare, con inquietante premonizione, di nuove guerre di religione.