Album,  L,  Robyn Hitchcock

Luxor

Dopo aver organizzato la reunion dei Soft Boys, Hitchcock ritorna a certe sonorità acustiche che ogni tanto ricorrono nel suo catalogo. Un disco tutto e solo suo (anche se in realtà partecipano un paio di amici) che riporta immediatamente a I Often Dream Of Train o Eye, un manuale di arpeggi chitarristici e di ballate d’autore. Superata in scioltezza la soglia dei venti album da solista, senza contare Soft Boys, antologie e dischi di contorno, Hitch continua a essere patrimonio di pochi, per quelle strane zone d’ombra che spesso affliggono il rock: non ha mai fatto un disco brutto, non ha mai deluso i fan, meriterebbe perlomeno un Oscar alla carriera.