Album,  Lucinda Williams,  W

World Without Tears

Stivali e cappello da cowgirl, la Williams a 50 anni è diventata insospettabilmente un’artista trendy. Lei replica reclutando un trio rock, rinunciando agli ospiti di grido e potenziando l’elettricità di un suono amplificato dai riverberi naturali di una grande villa di Los Angeles adibita a sala di registrazione. Abbondano le conferme (la sensualità fragile di Fruits Of My Labor, quella torrida di Righteously; gli inquieti vagabondaggi sulla mappa geografica, tra una Ventura e una Minneapolis), ma non mancano le novità: l’attacco ai predicatori da quattro soldi sulle dissonanze blues di Atonement, il Dylan versione Patti Smith di Sweet Side, l’American Dream al rovescio dell’omonima, ipnotica canzone (Jim Morrison e i Doors dietro l’angolo), una stonesiana Real Live Bleeding Fingers And Broken Guitar Strings che già nel titolo dice tutto.