Album,  Frankie Goes To Hollywood,  W

Welcome To The Pleasuredome

Da Liverpool, Holly Johnson (voce), Mark O’Toole (basso), Brian Nash (chitarra), Peter Gill (basso) e Paul Rutherford (cori), con alle spalle un team coordinato da Trevor Horn e formato tra gli altri da Ann Dudley (Art Of Noise), Steve Lipson e astuti esperti di marketing. Il boom dei FGTH è folgorante: il martellante, irresistibile singolo Relax viene messo al bando dalla BBC per contenuti osceni, e subito (come per i Sex Pistols) va al n.1. D’un tratto l’Europa si riempie di slogan e magliette (e persino un videogame) che impongono lo stile “Frankie say” e portano allo scoperto una movida gay molto colorata (dell’AIDS non si sa ancora nulla). Il video sadomaso, girato insieme a Brian De Palma (che li ospita in Omicidio a Luci Rosse) fa epoca. Segue a ruota l’ancora più ambiziosa Two Tribes, infernale quadro della rivalità USA-URSS: per più di due mesi è n.1 in Inghilterra (e Relax si aggrappa al n.2). FGTH diventa un recipiente di idee soprattutto di Horn, che riempie 45 e mix di manifesticulturali e commentari politico-sociali assolutamente unici nel pop degli anni ’80. Al terzo singolo, la toccante The Power Of Love, anche l’America cade ai piedi del gruppo. Le idee sono così tante che il disco di debutto è, incredibilmente, un doppio – che immancabilmente va al n.1 in patria. A distanza di anni, l’album resta un tentativo di fare del funk-pop intelligente e divertente, caratterizzato dagli eccessi di stile di Horn (ex Buggles e Yes) ma unico nel suo genere. Da segnalare un’arrembante versione di Born To Run che disgusta gli springsteeniani, ma funziona.