Album,  Gabriel Peter,  U

Up

Un album costato sette-otto anni di riflessioni e lavoro, di ispirazioni/registrazioni tra Francia, Africa, i Real World Studios di Bath e la Sardegna; composto “in uno dei momenti più felici della mia vita” eppure per niente felice, piuttosto tormentato, anche cupo, con soluzioni musicali che a tratti (l’iniziale Darkness) ricordano i King Crimson. Un album ricchissimo e imperfetto, dove Gabriel sembra smarrire qualcosa della passione e della poesia romantica per un sguardo amaro alla realtà — la vita a 50 anni non ha più il luccichio magico dei 20 o 30. Molti gli spunti comunque interessanti: il volo in cielo di Sky Blue, con la chitarra di Peter Green, il ghigno sarcastico di Barry Williams Show, sul tema della Tv spazzatura, e, tutto al contrario, la dolcezza da Erik Satie di The Drop, il piano & programming che chiude l’album. Bella e intensa anche Signal To Noise, sorta di drammatica A Day In The Life con un contributo da brividi del compianto Nusrat Fateh Ali Khan.