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Suicide

Debutto tra i più geniali di epoca punk/new wave, ma solo perché è il futuro a mettersi in ritardo a ruota dei Suicide. Alan Vega (voce) e Martin Rev (tastiere) sono già attivi dall’inizio degli anni ’70 nell’ambito del circuito artistico underground newyorchese, ultimi di area CBGB’s a ottenere il contratto (con la neonata Red Star). Più sconvolgente del punk, il duo suona il rock più urbano e allucinante facendo a meno della chitarra: solo voce e tastiere (tra cui un Farfisa da due soldi) al ritmo di una drum machine degli anni ’50. Futurismo antropologico come nei Devo, ma quello dei Suicide è soprattutto il tragico che condensa la crudeltà senza senso della condizione umana. Il capolavoro è Frankie Teardrop: dieci minuti disincantati e terrificanti che uniscono, in una sorta di super8 solamente sonoro, protoelettronica e industrialismi a una fredda tachicardia meccanica e alla narrazione iperrealista di Vega (capace di sembrare atono per poi lanciare urla agghiaccianti). Con Ghost Rider, Rocket USA, Johnny, i Suicide lavorano su un rock&roll e rockabilly sintetico, mentre in Cheree si concedono il lusso della melodia: è una canzone d’amore, cadavere squisito di romanticismo al rosolio. Le ristampe di questo debutto eponimo sono state più d’una. La più completa in un doppio CD (Red Star/Blast First, 1998): due brani in più all’album (I Remember e Keep Your Dreams), un remix (Cheree) e un intero secondo compact disc che contiene sette tracce: sei per un Live At CBGB’s 1977 e una che vale per l’intero 23 Minutes Over Brussels, concerto belga del 1978 uscito ai tempi come flexi disc, incluso nella prima ristampa (Red Star, 1980) del disco. I Suicide non finirono quello show di spalla a Elvis Costello, scappando a gambe levate per non prendere le bottigliate. La loro performance era “troppo” anche per i punk.