Album,  S,  Slint

Spiderland

Gli Slint sono dunque tra i primi a demarcare il territorio post rock: con il termine neanche in incubazione, Spiderland ne è il precoce pezzo da novanta. Elogio della lentezza, teorema sul contrappunto tra chitarre (dall’arpeggio calante addossato a un lungo accordo dell’iniziale Breadcrumb Trail alla deriva evoluzionista di Don, Aman), è allo stesso tempo un saggio sulla persistenza punk/hardcore in qualità di segnale criptato tra i tanti (nella ragnatela sinottica Good Morning, Captain e in un tunnel di dinamica e brillante opacità, Nosferatu Man). Il quartetto, con il nuovo bassista Todd Brasher, adotta una procedura più concreta per le sue trascendenze meditative: le allunga e inserisce il canto (Washer) nei paraggi di una recitazione sempre raggelata. Musica da captare sintonizzati sulle proprie onde corte cerebrali, soprattutto allora.