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Rift

Per la prima volta c’è un produttore, il soul man Barry Beckett (tastierista cresciuto ai leggendari studi Fame di Muscle Shoals) al fianco dei quattro, e si sente: anche se la camaleontica personalità musicale del quartetto, “psichedelico” più nella filosofia che nei contenuti musicali, continua a sfuggire ad ogni richiamo alla disciplina. Il programma si apre con l’ambiziosa title track, frenetico intreccio di poliritmi e polifonie vocali (tutti e quattro i componenti sono cantanti di discreta qualità), per poi proseguire come sempre a ruota libera, tra la bella melodia country di Fast Enough For You e i ritmi convulsi di Maze, una The Wedge in stile New Orleans e una It’s Ice che pulsa su battiti rock fusion, le geometrie jazz classicheggianti di All Things Reconsidered e la placida oasi acustica di The Horse.