Album,  R,  Rage Against The Machine

Rage Against The Machine

Quindici anni dopo la rivolta bianca dei Clash, un’altra rivolta, questa volta meticcia, è in partenza da Los Angeles. Parlano da radio guerriglia la chitarra di Tom Morello e la rima attivista di Zack De La Rocha, con in più il diserbante funky di Tim “Bob” Commerford (basso) e Brad Wilk (batteria) a tenere entrambe compatte, aderenti al sentiero luminoso. Date loro una tanica di cherosene e bruceranno la tigre di carta nel giro di una Bombtrack: i pensieri di una testa militante a forte cadenza rock/rap. Stile ibrido portato allo stato d’arte in quello che è il libro rosso del crossover; rosso è pure il colore di Freedom, scritta contro l’incarcerazione del leader nativo americano Leonard Peltier. L’esplosiva critica al sistema di Know Your Enemy e Bullet In The Head, il rifiuto della logica militarista (Killing In The Name), l’invito alla minoranze affinché si riprendano dal basso il potere (Take The Power Back) al grido “svegliatevi!” (Wake Up), tutto va di pari passo con la musica sociale, estrema, irruente, unica nel suo (pluri)genere misto di rap, hard rock, punk, funk. “A Johannesburg come a South Central” (Township Rebellion), dovunque i ghetti si sollevino, i RATM sono lì.