Album,  O,  Ozzy Osbourne

Ozzmosis

Con un’abile mossa manageriale, la moglie Sharon, avvia l’Ozzfest a cadenza annuale, un mega concerto che propone e spesso anticipa, le realtà del nuovo metal americano. Un palco che diventa un trampolino di lancio importante ed una gratificazione che spalanca le porte delle classifiche a molti gruppi (spesso gestiti dalla stessa Sharon). Il cantante invece, vittima di un personaggio da lui stesso creato, è costretto a dare in pasto ai suoi fan, quello che si aspettano. Liriche dannate e hard rock a pieno regime, questi i contenuti di un lavoro comunque mai banale. Come per il precedente, la produzione è affidata alla coppia Duane Baron e John Purdell, che questa volta collaborano anche in fase di stesura dei brani, che appaiono più levigati ed addomesticati, rispetto al passato. Perry Mason, I Just Want You e My Little Man (scritta con Steve Vai) e Old L.A. Tonight gli episodi migliori. Rinnovata la sezione ritmica con gli arrivi di Mike Bordin alla batteria e Robert Trujillo al basso.