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Music In A Doll’s House

King Crimson, Genesis e Gentle Giant devono ancora debuttare, quando a Leicester prende forma uno dei dischi più enigmatici e inventivi della stagione “progressive”. Il primo album dei Family è ben spiegato dalla sua copertina, una casa di bambole dove si aprono stanze (musicali) ogni volta differenti: blues revival e canto gregoriano centrifugati nella stessa canzone (Old Songs New Songs), r&b svagati e dolciastri (Hey Mr. Policeman) affiancati a cascate di pop barocco (Me My Friend, Mellowing Grey), folk rock incalzante (Peace Of Mind) a dividere lo spazio con melodie orientaleggianti e psichedeliche (See Through Windows). Diretto in un clima anarcoide da Dave Mason dei Traffic, arricchito dall’uso di strumenti inusitati nel formato rock (sassofoni, sitar, violini e violoncelli), il disco è un piccolo miracolo di sintesi che evita le tipiche ampollosità del genere: merito anche dell’animalesca vocalità di Roger Chapman, frontman dal vibrato ruggente che molti (Peter Gabriel per primo) prenderanno a modello di riferimento.