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Moby Grape

Cinque voci senza macchia, cinque penne capaci di scrivere belle canzoni, tre chitarre, l’immagine che ci vuole per diventare le nuove stelle della “Summer of love” californiana. E in più un talento eccentrico ed elusivo nella persona del canadese Alexander “Skip” Spence, impiegato come batterista dai primi Jefferson Airplane. Le cose non andranno per il verso giusto, ma intanto il debutto dei Moby Grape è uno dei capolavori della San Francisco psichedelica: rock blues ruggente (Hey Grandma), unghiate soul alla Otis Redding (Mr. Blues, l’esplosiva Come In The Morning), jingle jangle squillante (Fall On You), delicatezze acustiche (8:05), country&western alla Byrds (Ain’t No Use), acid rock alla Jefferson (Changes, Lazy Me), ballate soffici e malinconiche (Someday, Sitting By The Window). Tutto perfetto, tra intrecci intricati di chitarra e angelici cori in stile californiano. Con il suggello di Omaha: due minuti e quaranta di inebriante, solare musica pop psichedelica, frutto dell’energia febbrile di Spence.