Album,  E,  Jimi Hendrix

Electric Ladyland

Hendrix non ci sta a registrare dischi nei ritagli di tempo lasciati dai concerti, come invece vorrebbero il manager e i discografici. Vuole agio, vuole spazio, spende una fortuna ai Record Plant di New York e negli altri studi che affitta provando e riprovando con l’aiuto del fido Kramer. Nuovi effetti sonori per raggiungere il sogno di quella “musica a colori” che immagina, di quel “gospel elettrico” di cui parla nelle interviste; e un’idea di musica che si espande oltre i limiti del trio e della Experience. Alla fine il disco esce come doppio album ed è un portento, anche se Jimi avrebbe voluto modificarlo ancora, aggiungere altro. Il suo rock psichedelico vola nei cieli (Burning Of The Midnight Lamp) e poi si immerge nella profondità delle acque (1983); ma sa essere anche ruvidamente terreno, come dimostrano nervosi brani di rock r&b quali Crosstown Traffic, Rainy Day Dream Away. Due canzoni spiccano. All Along The Watchtower riprende, anzi proprio trasfigura una recente canzone di Bob Dylan ancora sconosciuta; per una volta, l’allievo è più bravo del maestro. Voodoo Chile è invece un vecchio blues con reminiscenze di Robert Johnson e Muddy Waters che serve a Hendrix per sognare nuove dimensioni strumentali, con il basso di Jack Casady e l’organo di Stevie Winwood.