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Without You I’m Nothing

Dopo una lunga e fortunata serie di 45 giri, il gruppo approda al secondo appuntamento, forte dell’esperienza maturata in concerto. Il nuovo batterista Steve Hewitt è al fianco del bassista Stefan Olsdal. L’album, pur nell’immediatezza di riff che odorano di heavy metal, si puntella su un approccio melodico, che emerge nei cantati dell’elfo Molko, ancora più protagonista che in passato. Sotto la guida del produttore Steve Osborne, il trio appronta una prima parte solida e torrenziale, documentata da Pure Morning, Brick Shithouse e Ask For Answers, per poi percorrere il tunnel di una malinconia dannata con la title track, The Crawl, My Sweet Prince e Scared Of Girls, che conducono ineluttabili ad un suono tragico e drammatico. Brian Molko guadagna credibilità negli ambienti rock, prima come ospite sul palco di David Bowie che festeggia 50 anni (con cui registrano una bella versione di Pure Morning), poi con un cammeo nel film Velvet Goldmine, che racconta l’epopea del Glam anni settanta, uno stile che la band contribuisce a rinverdire in un misto di David Bowie prima maniera, Marilyn Manson e Depeche Mode.