Perso il contratto con la Columbia, Mick Jones trova sostegno presso un’etichetta americana, ma le composizioni sono solo sbiaditi tentativi di dare voce ad un crossover oramai privo di idee ed argomenti, con le chitarre molto più in evidenza rispetto al passato.
Tag: Big Audio Dynamite
Big Audio Dynamite
Non Disponibile
Quando Mick Jones viene allontanato dai Clash, il gruppo che gli ha data fama e successo, non si perde d’animo e forma con Don Letts (registra cinematografico e privo di esperienze musicali consistenti, se non qualche collaborazione marginale con i Clash stessi, ma noto DJ della Londra punk e autore del documentario Punk Rock Movie) un nuovo gruppo. Lo scopo è quello di contaminare rock, post punk, rap, elettronica e ritmi giamaicani.
Attivi dal 1984 al 1997. Hanno annunciato una reunion nel 2011.
Kool-Aid
Da segnalare solo che esce a tiratura limitata e adesso la band si fa chiamare Big Audio Dynamite II. Mick Jones trova il tempo per duettare con Roddy Frame degli Aztec Camera nel brano Good Morning Britain, che diventa un successo da Top 20.
This Is Big Audio Dynamite
Dopo una serie di audizioni, la formazione si assesta e debutta con il singolo The Bottom Line. L’accoglienza della critica e ottima, mentre il pubblico impiega mesi per metabolizzare questa nuova dimensione artistica dell’ex punk Mick Jones, in quale dimostra più coraggio dei suoi vecchi compagni Joe Strummer e Paul Simonon.
Medicine Show, la bizzarra E=MC2 e l’incalzante A Party i momenti migliori di un disco, che in parte anticipa e delinea la nuova strada della musica da ballo britannica.
Tighten Up, Vol. 88
Con uno spiegamento di effetti di studio che modifica suoni e armonie, la band cerca sempre di offrire qualcosa di innovativo ai propri fan. Non sempre le idee vengono focalizzate al meglio, ma l’album resta comunque una testimonianza di come, per Mick Jones, il rock non sia affatto una materia statica.
Lo confermano l’esplicita opener Rock Non Stop (All Night Long), i passaggi epici di Other 99 e Just Play Music.
Megatop Phoenix
Dopo aver superato un periodo di convalescenza, a causa di una grave forma di polmonite, Jones si aggrappa nuovamente alla musica, ma il risultato è un album modesto, ricco di testi stravaganti, ma musicalmente privo di riferimenti. L’insuccesso lo costringe a rifondare la line up.
The Globe
È lo stesso album precedente, infarcito di suoni dance ed elettronica spruzzata di rock, con una scaletta irrobustita da cinque canzoni in più e da una dinamica I Can’t Wait in versione dal vivo. Il singolo Rush, che offre un campionamento del classico degli Who Baba O’Riley è il maggior successo del gruppo.
Higher Power
È un disco infarcito di sfocate ritmiche hip hop, che incuriosisce solo per l’ennesimo cambio di nome, abbreviato in Big Audio.
No. 10, Upping Street
L’inattesa riconciliazione tra Jones e Strummer alimenta una fruttuosa collaborazione, che fornisce le coordinate per forzare i toni del crossover del gruppo. Strummer contribuisce a scrivere e produrre diverse canzoni e l’entusiasmo traspare dai solchi di Sigtsee M.C., anche se è il singolo C’Mon Every Beatbox il pezzo più dinamico e trascinante del lotto.
Vapori di elettronica a braccetto con la tradizione etnica spuntano tra le note convulse di Sambadrome. Il pubblico apprezza.