Raccolta di canzoni uscite su singolo nel biennio (Passion Of Lovers, Kick In The Eye, Spirit, Lagartjia Nick, She’s In Parties con la B-Side Zeit). Ristampata nel 1989 su CD.
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Songs From The Other Side
La vecchia casa discografica dei Charlatans aveva ancora qualche fondo di magazzino da smaltire e questa Compilation Of B-sides From 1990-1997 raccoglie brani disseminati qua e là sui numerosi singoli del gruppo. Non si tratta di materiale imperdibile, meglio investire nell’acquisto di Melting Pot.
1979-1983 Volume One
Non Disponibile
The Cult
Ancora prodotto da Bob Rock questo album ci offre un gruppo a fine della corsa. Infatti i Cult si sciolgono l’anno seguente e Ian Astbury cerca di rilanciarsi con una nuova band, gli Holy Barbarians e con il modesto disco Cream (Beggars Banquet, 1996 &Stelle=2;) che frena sul fronte heavy per dare più spazio a sonorità progressive.
Più avanti tenterà la stessa strada solistica senza troppa convinzione con Spirit/Light/Speed (Beggars Banquet, 2000 &Stelle=2;).
Beneath The Mask — Live In The Studio 1979
Allegato a un libro di memorabilia, un CD con alcune delle primissime registrazioni dei Bauhaus.
Ceremony
Caratterizzato da testi sempre più bizzarri e da un pervicace attaccamento a certe farsesche abitudini sonore e comportamentali questo album offre i Cult in una versione ormai ridotta al duo Ian Astbury-Billy Duffy.
Rare Cult
Interessante box sulla lunghezza di sei CD che va a rovistare negli angoli meno frequentati della discografia della band con tanto di versioni estese dei brani più conosciuti.
The Sky’s Gone Out
L’album si apre con una versione di Third Uncle di Brian Eno, anche se i veri brani forti sono Spirit e Silent Hedges. Chiaro è come i Bauhaus si riallaccino al rock decadente degli anni ’70, proiettato però in pieno clima post punk. È lo stesso gruppo che ha fatto di cover come Telegram Sam (Marc Bolan) e Ziggy Stardust (David Bowie) il lato A di celebri singoli.
Up To Our Hips
Dieci brani per riproporre le migliori caratteristiche del sound del gruppo: chitarre nervose, ritmiche che strizzano l’occhio alla dance e il marchio di fabbrica dell’Hammond. Stavolta i brani migliori si intitolano Come In Number 21 e I Never Want An Easy Life If Me And He Were Ever To Get There.
Frontline 1993-97: Rarities And Remixes
Un concentrato di remixaggi da Fact And Fictions, b-side del primo periodo e rarità come le vecchie versioni di Operation Eagle Lie e Change (A Gonna Come), contenuti in Rafi’s Revenge.
Mask
Le sbandate ossessive dell’esordio rivivono nel passo zoppicante di In Fear Of Fear (con sassofono), meno nel funk di Dancing e Kick In The Eye. Con alcuni vertici del proprio repertorio — l’epopea di The Passion Of Lovers, una tragica Hollow Hills, la drammatica Mask — il gruppo si candida a capo della new wave più ombrosa.
Come altri lavori dei Bauhaus, Mask è stato ristampato in CD con l’aggiunta di canzoni extra prese da singoli contemporanei.
Sonic Temple
Un album che conferma la strategia spiazzante di Astbury: il rock si mantiene duro e le fonti d’ispirazione sempre più approssimative. Cambio di batterista e di produttore (arriva Bob Rock), ma conferma totale dello scenario sonoro del gruppo.
The Charlatans
L’album più «classico» dei Charlatans, che smettono di guardare alla pista da ballo e dichiarano il loro amore per i Sixties con un disco dalle influenze stonesiane e dylaniane. Un cambio di direzione che mantiene invariato il buon livello delle canzoni del gruppo. Ascoltare Here Comes A Soul Saver e Just When You’re Thinkin’ Things Over per credere.
Burning From The Inside
In un quadriennio si è già consumata l’avventura dei Bauhaus. L’epilogo, registrato per buona parte senza Murphy, malato, ha i toni e i colori — il bianco e nero da cinema muto tedesco degli anni ’20, un po’ meno contrastato — dell’art rock teatrale che ha fatto del gruppo un vero culto. Murphy fonda i Dali’s Car con Mick Karn dei Japan, per poi proseguire da solo.
Gli altri tre partono con progetti propri per ritrovarsi poi nei Love And Rockets.
Tellin’ Stories
Primo disco della band dopo la morte del tastierista Rob Collins, avvenuta in un incidente stradale. I compagni gli dedicano la conclusiva Rob’s Theme, brano che chiude un album che ripropone senza particolari guizzi le sonorità del suo predecessore.
Canzoni come North Country Boy e la title-track sono comunque fra le migliori dell’intero repertorio del gruppo.
1979-1983 Volume Two
Raccolta di tutti i singoli del quadriennio, divisi poi in due volumi distinti. Bela Lugosi’s Dead è in versione live sul primo volume.
Swing The Heartache — The BBC Sessions
Raccolta completa di tutte le incisioni radiofoniche per la BBC, dal 1980 al 1983. Oltre alle canzoni più importanti e famose c’è un brano raro, Poison Pen, e l’altrettanto rara Night Time, cover di un gruppo (gli Strangelove) della compilation Nuggets (l’antologia di garage rockers americani dei ’60 curata da Lenny Kaye).
Melting Pot
Antologia composta da brani tratti dai primi cinque album in studio dei Charlatans. Da The Only One I Know a Here Comes A Soul Saver, da Can’t Get Out Of Bed a North Country Boy è il disco ideale per avvicinarsi all’opera della band. Contiene una versione di Patrol mixata dai Chemical Brothers.
Pure Cult
Non Disponibile
Press The Eject And Give Me The Tape
Allegato in origine alla prima tiratura di The Sky’s Gone Out e poi reperibile anche da solo. Tra brani registrati in concerto nel 1981 c’è Rosegarden Funeral of Sores di John Cale (b-side di Telegram Sam). Il CD aggiunge una versione di Waiting For The Man dei Velvet Underground.
Dreamtime
Con l’ingresso del decisivo chitarrista Billy Duffy i Cult, grazie anche al successo del singolo Spiritwalker, richiamano l’attenzione del pubblico più vicino alle tendenze gotiche pur eccedendo in puzzle stilistici molto eterogenei.
Crackle — The Very Best Of Bauhaus
Spalla di un’occasionale ritorno sulle scene con un tour mondiale, una sobria antologia che ha il pregio di includere la versione originale di Bela Lugosi’s Dead.
Rest In Peace — The Final Concert
Il 5 luglio del 1983, alla fine dello show all’Hammersmith Palais di Londra, David J Haskins si congeda dal pubblico pronunciando le parole finali: "Rest In Peace". Quello era l’ultimo concerto, pubblicato sei anni prima che il gruppo tornasse ad esibirsi dal vivo.