Album,  O,  Simple Minds

Once Upon A Time

Pochi dischi di grande successo sono stati così odiati dai fan. La band evita di includervi la prima pietra dello scandalo, il brano di Keith Forsey Don’t You (Forget About Me) incluso nel film Breakfast Club (e rifiutato da Brian Ferry), hit mondiale ben eseguita ma in odore di pop e commercializzazione. Il tratto più evidente è la ricerca della coralità (smaccata in Alive And Kicking) in un LP in cui Kerr insegue l’afflato di Bono, Burchill quello di The Edge, e McNeill impacchetta il tutto con zuccherose tastiere. La base ritmica, forte del nuovo bassista John Giblin, picchia — ma il suono non è mai rock, al più è pop da stadio. Eppure, il disco, colorato (da Jimmy Iovine) quanto il precedente era in bianco e nero, ha una sua epica intensità, grazie anche alla preziosa voce della corista Robin Clark. Con grossa sorpresa di chi li conobbe nel 1980, i Simple Minds risultano la band perfetta per il Live Aid.