Album,  Bonnie Raitt,  N

Nick Of Time

Il disco che fa della Raitt una star negli Stati Uniti non è forse dei suoi migliori, ma certo tra i più accurati nella confezione. Gli ospiti sono di lusso (Jackson Browne, David Crosby, Graham Nash), e funziona l’alchimia con il produttore pop funk Don Was (che da lì spiccherà il volo). Un tocco di ritmato electro pop alla moda (Love Letter), un pizzico di sano blues delle origini (Real Man, Road’s My Middle Name), un po’di Giamaica (il reggae Have A Heart), una manciata di ballate (Cry On My Shoulder, Too Soon To Tell), ed ecco servito un piatto per tutti i palati. La ciliegina è Thing Called Love di John Hiatt, qui un po’ smussata rispetto all’originale del cantautore dell’Indiana.