Album,  M,  The Who

My Generation

Profondamente segnato dal rhythm & blues e preceduto da quattro singoli — due dei quali davvero micidiali: I Can’t Explain e My Generation — esce alla fine del 1965 ed è un esordio più che interessante per il giovane quartetto londinese formato dal chitarrista e autore Pete Townshend (1945), dal cantante Roger Daltrey (1944), dal batterista Keith Moob (1946-1978), e dal bassista John Entwistle (1944-2002). Il produttore Shel Talmy (lo stesso dei Kinks) coordina le session, cui prende parte il pianista prodigio Nicky Hopkins. Nella scaletta non viene inserita I Can’t Explain (che arriva all’ottavo posto nelle classifiche dei 45 giri) ed è definita da Townshend “un disperato tentativo di copiare i Kinks”; la parte del leone la fa quindi My Generation, che diventa subito l’inno dell’inquietudine giovanile ed è usata dagli Who per chiudere i loro esplosivi concerti. La band diventa famosa per la distruzione degli strumenti sul palco, un gesto liberatorio che metterà a suo tempo sottosopra anche il palco del Festival di Monterey. Nel 1966 gli Who pubblicano altri tre singoli vincenti: Substitute, che sancisce la rottura con Talmy e il passaggio alla Reaction, The Kids Are Alright e I’m A Boy. Pubblicato in USA come The Who Sings My Generation (Decca, 1966), con una diversa selezione di brani, è stato ristampato anche in Deluxe Edition (Polydor, 2002) 2CD.