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Mina Gold

Cremonese ancorché nata a Busto Arsizio (Va) nel 1940 da genitori benestanti, Mina Anna Mazzini è in assoluto la primadonna, per capacità vocali, repertorio e carisma, della canzone italiana. Fin dal suo primo successo con Nessuno, la 19enne che aveva debuttato col nome Baby Gate si rivela “fenomeno” che va al di là della musica. Come e più che per Adriano Celentano, si ripete quanto in Usa si verifica per Elvis e in Inghilterra per i Beatles: un intero paese (l’Italia, ovviamente) rimane affascinato e sconcertato da un personaggio fuori dagli schemi in un modo che sarebbe difficile spiegare a chi è giovane oggi. Dopo una serie di 45 giri “leggeri” (ma interpretati con una contagiosa vitalità, come Tintarella di luna e Una zebra a pois) alza il tiro e incide Il cielo in una stanza, dello sconosciuto Gino Paoli. La Rai le apre volentieri le porte della “prima serata”: le sue qualità di intrattenitrice vanno molto oltre l’attività di cantante. Nel 1963 tuttavia la sua love-story con l’attore (sposato) Corrado Pani le provoca l’ostracismo dei media. Il pubblico non la abbandona, e nel 1965 la Rai si vede costretta a offrirle un nuovo programma, Studio Uno, che sarà seguito da Teatro 10, Mille Luci e soprattutto la memorabile Canzonissima ’68 (PDU, 1968). Intanto Mina ridefinisce il concetto di interprete, scegliendo accuratamente le canzoni da incidere, affidandosi ad autori di rango oppure rilanciando le canzoni “perdenti” di Sanremo (L’immensità, La voce del silenzio). Per essere sempre più autonoma, ha fondato la sua casa discografica, la PDU. Dopo l’incontro con De André (La canzone di Marinella), avviene quello con Lucio Battisti. La stima tra i due è evidente, e porterà ad una famosa esibizione televisiva, ad alcune canzoni eccellenti (Insieme, Io e te da soli, Amor mio) e al notevole Mina canta Lucio (PDU, 1973) album interamente dedicato a un autore, onore concesso in carriera anche a Franco Califano, Jannacci, Beatles e Renato Zero, con il vertice raggiunto in Mina quasi Jannacci/Mina con bignè (PDU, 1977). Anche per tutti gli anni ’70 Mina continua a dettare legge: cambiano i tempi, ma ogni suo 45 giri scala la hit parade, da Parole, parole, parole a Grande grande grande, da Non gioco più a L’importante è finire. Tuttavia, come per l’amico Battisti, la sua stanchezza per l’essere da anni “personaggio pubblico” cresce, e poco prima del 40mo compleanno offre il suo ultimo concerto alla Bussola di Viareggio eternato in Mina Live (PDU 1978) e l’ultima apparizione tv. Il suo sottrarsi ai media e all’Italia tutta (va a vivere a Lugano) fa sensazione: dal 1979 in poi la cantante comunica col pubblico esclusivamente con i dischi: ogni anno, con il crescente apporto del figlio Massimiliano Pani in cabina di regia, un doppio album equamente diviso tra canzoni nuove, firmate da autori di primissimo piano o personali scoperte (ad esempio gli Audio 2), e “cover” che ne testimoniano la versatilità e la curiosità.