Album,  M,  Public Image Ltd

Metal Box/Second Edition

Metal Box perché la confezione del triplo dodici pollici originario è un contenitore circolare di metallo simile a quello delle “pizze” cinematografiche. La seconda stampa, in “regolare” doppio LP, è nominata Second Edition. Capolavoro di un surrealismo crudele, la macabra slow motion di Albatross — le visioni di Coleridge e Baudelaire in una neolingua orwelliana post punk — comincia col distaccare l’opera dei PIL da ogni semplicistico quadro. Lydon, Levene e Wobble sperimentano in modo malsano e veggente distinguendosi da tutto ciò che è precedente e contemporaneo: nelle silografie antisettiche del chitarrista, nelle cantilene oracolari (Careering), cimiteriali (Graveyard), da ragnatela nel cervello (Poptones) dell’ex Sex Pistols, nell’andamento spesso sigillato del bassista e così nella sua induzione a ripetersi subentra la fisiognomica di un’insostenibile agonia. E quando l’ipnosi svanisce, questa diventa repentina e repellente decomposizione di forme. Il centro neurale è la metamorfosi di Lydon da fomentatore a feddayn e aguzzino; quello sonoro il mutare, con protesi oblunghe o ellissi, una ritmicità resa fredda e impersonale (il funk è spesso srotolato, vedi Memories, su di un asse dub) in tensione avanguardistica. Giustapponendo mascherini etnici in Swan Lake o un’aruspicina proto house in Socialist.