Album,  L,  Yardbirds

Little Games

Anche Beck se ne va e il gruppo è allo sbando, nelle mani oltretutto di un manager disinvolto (Simon Napier-Bell) che sceglie un produttore furbetto (Mickie Most). Così nell’anno più bello e radioso del rock, il 1967, gli Yardbirds sono capaci solo di balbettare una serie di incoerenti canzoni indegne del glorioso passato e per nulla anticipatrici di quanto farà di lì a poco Page, diventato prima chitarra e leader della formazione. Si esce dal beat per non sapere dove andare, con suggestioni oriental-psichedeliche (White Summer, Puzzles), ballate folk rock anche di pregio (Only The Black Rose), blues di seconda mano, filastrocche da tapparsi le orecchie. Un disco che fallisce anche commercialmente ma con il tempo diventerà un oggetto ricercato dai collezionisti. Nel 1992 la EMI lo riedita in un doppio CD che aggiunge un disco intero di varianti e rarità (Little Games Sessions & More). Nel 2003 un’altra edizione, sempre per la EMI, singola; sono rimasti i 10 originali, le aggiunte in studio si riducono a 7, in più sono state inserite 8 registrazioni BBC dello stesso periodo (’67-’68), in larga parte già note. Le chicche sono le ultime due: una White Summer e una Dazed And Confused ufficialmente inedite ma con una qualità audio imbarazzante.