Album,  K,  Killing Joke

Killing Joke

Jaz Coleman (voce, tastiere), Kevin “Geordie” Walker (chitarra), Martin “Youth” Glover (basso) e Paul Ferguson (batteria) emergono nella piena dell’ondata new wave, proiettati già oltre. Del loro rock d’avanguardia, severo e futurista, questo esordio rimane il primo e più fulgido esempio. In quel calderone apocalittico che chiamano “scherzo che uccide” i quattro gettano avanzi punk, dark, hard, dub e industrial, aggiungendo rumori, turbative elettroniche e prescienze techno: vuol dire essere “avanti” anche per quei tempi, già pieni di novità. Filosofia e (mis)antropologia di Coleman sono postmoderne, onniscienti per ambizione (e per la nota immodestia del personaggio), apocalittiche per cosciente vocazione. La sintesi è tra modernismo, voragini primordiali e un’enfasi divinatoria espressa con visioni tecnologiche di scenari da incubo. Un’oscurità totemica è alla base della statuaria, esiziale Requiem quanto della arcigna e guerreggiante Wardance: questi sono i due capolavori del disco, rimasto la cosa migliore del gruppo inglese.