Album,  Byrne David,  G

Growing Backwards

Romantico, delicato, anche confuso, un po’ svagato, Byrne sembra rubare il mestiere a Elvis Costello, prendendo la via del pop confidenziale e combinandolo con struggenti dolcezze tropicali e ricordi di colonne sonore anni ’30 — lo accompagnano una misurata band tutt’altro che rock più una curiosa orchestra texana, i Tosca Strings, capaci di svariare con malizia dalla lirica al tango.

Alcune canzoni molto belle (Astronaut, Tony Apocalypse) o almeno curiose (The Man Who Loved Beer, cover dei Lambchop), anche se il disco passerà probabilmente alla storia per due (goffe, scombiccherate) arie d’opera da Verdi e Bizet che Byrne farfuglia come omaggio al "pop dei tempi andati".