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Categoria: Cult
Southern Death Cult
Omonimo album d’esordio degli allora Southern Death Cult, già pregno di inclinazioni dark.
Cult
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Ossessionato sin dall’adolescenza (parte della quale passata in Canada) dai miti dei pellerossa, Ian Astbury (1962) si stabilisce a Bradford, nello Yorkshire, fondando i Southern Death Cult che, dopo l’esordio, modificano il loro nome, prima in Death Cult, poi nel definitivo Cult.
Forti sonorità hard-rock dal 1983 al 1995, e dal 1999 ad oggi.
Southern Death Cult
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The Cult
Ancora prodotto da Bob Rock questo album ci offre un gruppo a fine della corsa. Infatti i Cult si sciolgono l’anno seguente e Ian Astbury cerca di rilanciarsi con una nuova band, gli Holy Barbarians e con il modesto disco Cream (Beggars Banquet, 1996 &Stelle=2;) che frena sul fronte heavy per dare più spazio a sonorità progressive.
Più avanti tenterà la stessa strada solistica senza troppa convinzione con Spirit/Light/Speed (Beggars Banquet, 2000 &Stelle=2;).
PURE CULT
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Ceremony
Caratterizzato da testi sempre più bizzarri e da un pervicace attaccamento a certe farsesche abitudini sonore e comportamentali questo album offre i Cult in una versione ormai ridotta al duo Ian Astbury-Billy Duffy.
Rare Cult
Interessante box sulla lunghezza di sei CD che va a rovistare negli angoli meno frequentati della discografia della band con tanto di versioni estese dei brani più conosciuti.
Electric
Ormai acclamati rappresentanti del rock degli anni ottanta, i Cult presentano un disco che offre, addirittura estremizzandole, le contraddizioni presenti nel lavoro precedente: il suono diventa più hard e venato di suggestioni psichedeliche; lo spregiudicato pastiche che caratterizza la band è ormai esorbitante. La produzione è affidata a Rick Rubin.
The Cult
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Ceremony
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Love
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Sonic Temple
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Sonic Temple
Un album che conferma la strategia spiazzante di Astbury: il rock si mantiene duro e le fonti d’ispirazione sempre più approssimative. Cambio di batterista e di produttore (arriva Bob Rock), ma conferma totale dello scenario sonoro del gruppo.
Beyond Good&Evil
Con ostinazione, enfasi e sempre con la guida discografica di Bob Rock, i Cult ritornano sulla piazza con un album che cerca di sintetizzare quelle caratteristiche che quindici anni prima li avevano portati in alto. Ma i tempi sono cambiati e poco aggiunge la vigorosa batteria di Matt Sorum ai sogni dei due leader di sempre.
Pure Cult
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Dreamtime
Con l’ingresso del decisivo chitarrista Billy Duffy i Cult, grazie anche al successo del singolo Spiritwalker, richiamano l’attenzione del pubblico più vicino alle tendenze gotiche pur eccedendo in puzzle stilistici molto eterogenei.
Love
È l’album che consacra i Cult al successo e che ne definisce più precisamente la cifra stilistica. Lanciato da Rain e, soprattutto, da She Sells Sanctuary, presenta un rock piuttosto duro, tenuto assieme da furenti riff chitarristici e reso accessibile da una ritmica spesso ossessiva, comunque trainante. Pur zeppo di luoghi comuni rock e incline in qualche frangente al kitsch l’album certifica la natura provocatoria della band. E la vocalità di Astbury, che in alcuni momenti sembra richiamare quella di Jim Morrison, non si trattiene dal pescare anche in ambiti tipici del glam rock. L’album è il più grande successo dei Cult.
Beyond Good and Evil
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