A ulteriore sfruttamento Landis realizza un sequel al primo inarrivabile film, che gioca su elementi e personaggi familiari ma che non può e non riesce ad avvicinare il mito. Vale tuttavia per l’impressionante parata di stelle del blues (da Paul Butterfield a Clapton, da Winwood a Taj Mahal ai Blues Traveler, per citare solo i meno vecchi).
Se il film non è granché, meglio fa la relativa colonna sonora, prevedibile ma trascinante.