Album,  B,  Phish

Billy Breathes

Alla console c’è stavolta il mago inglese Steve Lillywhite (Peter Gabriel, Simple Minds, U2, XTC), ed è anche merito suo se questo rimane forse il miglior album di studio dei Phish. Partono di gran carriera, i quattro, con le chitarre elettriche di Anastasio registrate a tutto volume: Free è un potente rock psichedelico che evoca Jorma Kaukonen e la California anni ’60 e la successiva Character Zero, riff ficcante e assoli fiammeggianti, non è da meno. Il ritmo detta legge tra i trascinanti poliritmi di Taste e i groove da jazz club di Cars Trucks Buses (bella vetrina per le tastiere di McConnell), Prince Caspian è una solida ballata elettrica, ma poi il resto del disco respira a ritmo lento tra intimiste atmosfere acustiche: Waste profuma di Beatles, Talk e Theme From The Bottom ricordano gli XTC, gli arpeggi di Bliss Jimmy Page e Swept Away addirittura Nick Drake (non c’è solo l’America negli orizzonti di Anastasio: che confessa anche una passione per la PFM). Chiudono il cerchio il country folk di Train Song e la pregiata stoffa melodica di Billy Breathes, una delle cose migliori firmate dal chitarrista del Vermont.