Artista,  B,  Beck

Beck

E luce fu con Loser. La genesi di Beck è tutta in quel suo tormentone folk/rap/blues lo fi dadaista (base e cantilena hip hop da un input di chitarra slide) passato per acclamazione sotto le forche di MTV.

Futurista rétro (se si può mai concepire un tale ossimoro), virtuale postmoderno, tanto naïf nell’accordare ludico luddismo analogico e tecnomanzia (se una parola simile può esistere) da neghittoso della generazione X.

Questo nipote d’arte classe 1970, il cui nonno materno Al era tra i fondatori di Fluxus, che di cognome fa Hansen (quello della madre), si denuncia come il talento imperdibile dei ’90: parte da Dylan (Pay No Mind) per arrivare ai Beastie Boys (Soul Suckin Jerk).