Album,  B,  Bad Company

Bad Co.

Quando Paul Rodgers e Simon Kirke, rispettivamente cantante e batterista dei disciolti Free e il chitarrista Mick Ralphs (ex Mott The Hoople) decidono di unire le forze, la critica inglese già parla di supergruppo. Si aggiunge il bassista Raymond Burrell, con un passato nei King Crimson e l’attesa per il loro debutto diventa spasmodica. Il nome viene rubato ad un film western del 1972 con Jeff Bridges e quando si interessa a loro Peter Grant, manager dei Led Zeppelin, che gli offre un contratto con la sua Swan Song (ma solo per l’America), sono in molti a vedere in questo episodio, un passaggio di consegne tra i vecchi e i nuovi paladini del rock duro britannico. In effetti l’esordio è un concentrato di hard rock, basato sui riff cromati di Ralphs e sulla voce magnetica di Rodgers, capace di dire no a Ritchie Blackmore, che lo voleva nella nuova edizione dei suoi Deep Purple, post Ian Gillan. Can’t Get Enough, Bad Company, Don’t Let me Down con il sax di Mel Collins a farla da padrone e soprattutto Ready For Love, sono i brani guida di un disco quasi perfetto, che trionfa da entrambe le parti dell’oceano.