Esco di rado (e parlo ancora meno)
Squadra che stravince non si cambia: Mogol e Bella sono ancora al suo fianco, ma il risultato non è altrettanto eccellente, anche se Per averti rimane superiore a quasi tutta la produzione celentanica degli anni ’80 e ’90. Ivano Fossati…
Joan Lui
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Svalutation
Fare album non gli viene ancora benissimo, ma qui si comincia a intravvedere una struttura. Il brano più significativo è l’inquietante La camera 21, ma celentanescamente irresistibile è il grottesco rock-revival che dà il titolo al long-playing.
Azzurro
Le abitudini sono dure a morire: successi degli anni precedenti per accompagnare quello nuovo, la discussissima canzone vincitrice di Sanremo, l’inno anti-sindacati Chi non lavora non fa l’amore.
Il cuore, la voce
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Gli anni del rock
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Un po’ artista un po’ no
Come album non è un capolavoro, ma se non altro è un album e non una raccolta di singoli-anche se a trainarlo c’è sempre un pezzo abilmente costruito: in questo caso è Il tempo se ne va.
Azzurro/Una carezza in un pugno
Il ’68 di Celentano non ha niente di casuale: il suo messaggio ai giovani è la conservatrice Tre passi avanti, mentre dal punto di vista musicale non punta più sul rock (se non in senso nostalgico, in Torno sui miei…
Alla corte del ReMix
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La festa
Oltre al singolo da cui il 33 giri prende il nome, brani del tutto derockizzati come Sei rimasta sola, Stai lontana da me, Chi ce l’ha con me e Grazie, prego, scusi. Sì, erano già apparsi nell’altro album dello stesso…
Io non so parlar d’amore
Tornato in classifica con la clamorosa operazione commerciale dell’anno prima, si serve nuovamente di un programma Rai per lanciare nuove canzoni; ma stavolta oltre al fumo c’è l’arrosto. Testi di Mogol e musiche di Gianni Bella, che gli ritagliano addosso…
Soli
Chiude il secondo decennio di carriera sempre con la corona in testa: appena azzecca l’apertura melodica il pubblico lo premia, e Soli è composta appositamente da un autore che ama la quintessenza della celentanità, ovvero Toto Cutugno.
Il re degli ignoranti
Nuovi sermoncini. L’unica cosa che merita di essere ricordata è l’ironico ma compiaciuto titolo del disco, che gli vale un nuovo soprannome.
I miei americani…
Americani un cavolo: vengono buttate nel calderone di queste pigre interpretazioni anche Michelle dei Beatles e Susanna degli olandesi Art Company, grazie ai quali torna in hit-parade. Ma tradurre The Great Pretender dei Platters con Il cantante folle e Hold…