Joe Cocker
On Air
Antologia di registrazioni BBC con la Grease Band, nel 1968, 1969.
Night Calls
Stanco e imbolsito, Cocker firma uno dei suoi dischi più anonimi, appoggiandosi a brani nuovi e a cover come You’ve Got To Hide Your Love Away, Can’t Find My Way Home o Don’t Let The Sun Go DownOn Me.
Organic
Don Was produce l’album migliore dell’artista da molti anni a questa parte, affinando gli arrangiamenti e scegliendo bene dal quaderno di Dylan, Van Morrison, Randy Newman. Con una toccante Many Rivers To Cross e una rilettura della classica Delta Lady.
One Night Of Sin
Un album di routine con un solo brano ricordato: When The Night Comes, con un piccolo aiuto da parte di Bryan Adams.
With A Little Help From My Friends
Cocker è stato ignorato per anni dalla scena beat ma ha una suggestiva voce da “negro bianco” che lo pone sulle tracce dei vari Winwood e Rod Stewart, nel campo ancora non sfruttato del soul rock blues all’inglese. Qui esordisce…
Greatest Hits
Joe Cocker!
Il 1969 è l’anno santo dell’artista, con due album e la portentosa esibizione di Woodstock. Questo disco non è all’altezza del precedente ma neanche lontano, con un piacevolissimo repertorio che si spinge fino a Lloyd Price (Lawdy Miss Clawdy) e…
Respect Yourself
Scivolando rotolando verso i 60, mister Joe firma un disco di cui subito si perdono le tracce. Citazioni da INXS a Randy Newman, un lavoro di routine.
Civilized Man
Cocker riprova l’ebbrezza delle classifiche duettando con Jennifer Warnes in Up Where I Belong, tema del film Ufficiale e gentiluomo. Stranamente la canzone non compare però nel nuovo album, che naufraga nell’indifferenza generale nonostante altri tentativi di pop soul sentimentale.
Jamaica Say You Will
Il singolo You Are So Beautiful è un grande successo e l’artista si illude di essere tornato ai vertici. Il disco invece è un mezzo flop, e può essere tranquillamente dimenticato. Nuovo cambio di musicisti: Cocker suona ora con la…
Joe Cocker
Non Disponibile
I Can Stand A Little Rain
Cambio di Paese (gli Stati Uniti) e di formazione (non più Stainton ma Blue Weaver, con Henry McCullouch alla chitarra); la musica però continua a battere i sentieri soul rock, anche se con un repertorio non sempre all’altezza delle possibilità…
Unchain My Heart
Dovrebbe limitarsi alle cover, il nostro uomo, anziché cercare brani nuovi. Anche qui le cose migliori vengono dal passato: un travolgente Ray Charles (la title track) e il Lennon minore di Isolation.
Mad Dogs&The Englishmen
Sull’onda del primo successo, Cocker si lancia in un tour americano di 65 concerti in due mesi che viene immortalato in un celebre film e in questo album, originariamente in doppio vinile. Gli fa compagnia una piccola orchestra rock di…
The Long Voyage Home
Antologia della carriera (“Silver Jubilee Collection”), con rare pagine giovanili e tutti i più grandi successi. All’inizio With A Little Help in originale, alla fine nella versione live di Woodstock ’94.
Live in L.A.
Registrazioni del 1972.
Have A Little Faith
John Hiatt ispira la title track, che fa intendere come Cocker potrebbe ancora dire qualcosa se sapesse scegliere bene il repertorio. La scura voce è ancora suggestiva, la backing band tesse una buona trama soul pop. Nel mirino stavolta Robbie…
No Ordinary World
Si torna un po’ più su, grazie a una scaletta più interessante (Stevie Winwood, Bryan Adams, il Leonard Cohen di First We Take Manhattan). Arrangiamenti un po’ freddi, Cocker non è tipo da digitale.
Stingray
Cocker forma gli Stuff con Richard Tee, Cornell Dupree, Steve Gadd e altri buoni sessionmen nuovayorkesi, ma il disco che ne viene è deludente.
Sheffield Steel
Chris Blackwell non risolve i problemi dell’artista ma produce un disco curioso e intrigante, con aromi caraibici a dispetto del titolo “metallurgico” — techno reggae, chiamiamolo così. Bello il cast dei musicisti, con Sly&Robbie, Wally Badarou, Barry Reynolds e anche…
Cocker
È sempre il cinema a salvare le quotazioni di mister Joe, grazie alla fortunata cover di You Can Leave Your Hat On (Randy Newman) che accompagna la famosa scena dello spogliarello di Kim Basinger nel film 9 settimane e mezzo.…
Something To Say
Il tour lascia Cocker spossato e con problemi di alcol e droga. Quest’album ne risente, e non per nulla combina poco in classifica. Tra i brani, Midnight Rider di Gregg Allman e una ripresa di St. James’ Infirmary Blues.
Luxury You Can Afford
È il periodo più inquieto della storia di Cocker, che ha gravi problemi di salute e credibilità sempre più scarsa nel mondo discografico. Si va avanti con contratti di un album solo, come questo per la Asylum che pure frutta…
Across From Midnight
Era un miraggio. Cocker sciupa quanto di buono aveva seminato con gli ultimi due album prendendo la via del pop più mediocre e decidendo cervelloticamente di prodursi. Strane pulsioni europeiste: in repertorio una canzone in francese e una di Eros…
Joe Cocker Live
Un onesto riassunto della carriera, dai giorni di With A Little Help a Unchain My Heart. La nuova band dell’artista recupera il vecchio Chris Stainton e schiera di rinforzo i Memphis Horns.
Cocker Happy!
Antologia dei primi due album con tre inediti.